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da Libertà, 21/11/2013
Podenzano, incontro sulla ludopatia. Avanzi: «Al Sert casi disperati». Lertora, Fipe, minimizza: è scontro

PODENZANO – Pensionati che in soli tre giorni “sbriciolano” la loro pensione ai videopoker e non sanno come fare la spesa; gestori di bar costretti a chiudere l’attività dopo essersi a loro volta infilati nel tunnel della dipendenza, persone che si indebitano fino a 300mila euro e richieste di aiuto che – quest’anno – sono in aumento del 25% rispetto ai 112 casi 2012. È il quadro della dipendenza da gioco d’azzardo nel piacentino, analizzato martedì sera all’auditorium di Podenzano nel corso di una serata informativa organizzata dalla farmacia comunale con il sostegno del Comune.
«Sembrano pochi casi, ma in realtà in Italia si stimano dai 300mila a un milione e 300mila malati di gioco, compresi quelli online» spiega Maurizio Avanzi del Sert di Cortemaggiore, relatore della serata a cui ha partecipato anche il sindaco Alessandro Ghisoni. «Con le nostre 380mila macchinette, siamo secondi al mondo dopo gli Stati Uniti e il loro fatturato è inferiore soltanto a quello di Eni ed Enel. I pazienti che arrivano al Sert sono solo la punta dell’iceberg rispetto a quelli che non si presentano per vergogna. E chi arriva da noi, di solito, è già in condizioni disperate». Ma l’esperto critica anche il decreto Balduzzi che ha sì riconosciuto il gioco come patologia, ma non ha stanziato alcun fondo per l’assistenza dei malati, con un guadagno massimo.
«La slot machine è basata sullo stesso principio delle scatole di Skinner, dal nome dello studioso che verificò questa teoria sui topi e sui piccioni» spiega Avanzi mostrando i filmati degli esperimenti, risalenti agli anni ‘50. «I topi, rinchiusi in gabbia, possono ottenere un premio in cibo se schiacciano un pulsante. Ma il premio non viene rilasciato regolarmente, ma a intermittenza: questo porta ad una specie di condizionamento ipnotico che spinge gli animali a continuare a premere il pulsante nella speranza di una gratificazione. Sanno che prima o poi arriverà: ed è proprio questo il motivo per cui non riescono a smettere». Ma ad essere colpite, come spiega Alessandra Bassi, ci sono anche le famiglie: un volume di circa 10 persone per ogni malato, persone ingannate e danneggiate economicamente. «Le cooperative l’Arco e La Ricerca hanno elaborato un piano di aiuto per le famiglie, con gruppi di supporto per aiutare queste persone a gestire una situazione così difficile e delicata».
La serata ha avuto una piccola coda polemica quando, dopo la relazione di Avanzi e della Bassi, ha cercato di prendere la parola Cristian Lertora della Fipe Piacenza, in rappresentanza degli esercenti che ospitano le macchinette nei loro locali, per i quali rappresentano anche una fonte di reddito. «Secondo FederSert, i casi di gioco patologico in Italia sono 7mila e non corrispondono ai numeri dichiarati questa sera» ha detto, prima di venire letteralmente zittito dai presenti e dagli organizzatori. «Si dimentica di dire che di tutto il fatturato, il 75% ritorna ai giocatori e che noi – all’interno di Sistema Gioco Italia – abbiamo proposto di ridurre le slot del 50% e di toglierle dai circoli e da altri luoghi sensibili. In più, diamo soldi alle scuole perché facciano prevenzione in aula contro la dipendenza e puntiamo alla diffusione di videopoker solo di terza generazione, cioè con la richiesta della tessera sanitaria esattamente come le sigarette».
Le parole di Lertora, però, non sono piaciute ai presenti, che l’hanno invitato a tacere. «Questa è solo una serata informativa e con il pretesto di una domanda si cerca di fare obiezioni» ribattono gli organizzatori. «Il signor Lertora potrà fare le sue considerazioni in un’altra occasione, non questa sera. Sono dieci anni che si fanno tavoli e in Parlamento ci sono già 50 proposte di legge sul tema. Quando vedremo qualcosa di concreto, ve ne daremo merito». «Come pensate che si possa risolvere il problema – ribatte il presidente della Fipe – se, in serate come queste, l’altra parte della medaglia non ha diritto di parlare? »
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